Questo stralcio l'ho ripescato nei meandri del pc, quindi magari è un po' diverso dagli altri dal punto di vista stilistico. Comunque gli ho dato una breve revisione ;)
Ci sono certe sere in cui sei triste per una giornata andata male, ci sono certe in cui sei triste per un amore non corrisposto, e poi ci sono certe sere in cui sei triste e basta. E incolpi il mondo perché ti ha abbandonato, perché in questo momento non ti sta dando abbastanza, o perlomeno non ti sta dando ciò di cui senti davvero il bisogno. E il bello è che naturalmente non sai nemmeno di cosa hai davvero bisogno, rimanendo all'erta in attesa di uno sfuggevole senso di completezza.
Così il giovane sognatore vaga ancor non pago di riandare i sempiterni calle, come la luna leopardiana. Cammina, osserva, cercando febbrilmente un appiglio qua e là, una rapida illusione di certezza a cui aggrapparsi per rimanere al sicuro almeno per un istante in mezzo a questo mare di infidi dubbi.
Egli apre gli occhi ritrovandosi come al solito disteso sul letto a fissare il soffitto bianco, un bianco che contiene tutti i colori. Non bianco come quelle gelide maschere carnevalizie che, senza alcuna espressione, senza un briciolo di vita, nascondono pretenziosamente il viso ad un ragazzo. Non quel bianco che circonda l'iride degli occhi; un bianco meschino e futile che sembra voler contenere ed imprigionare una bellezza illimitata e sfavillante del nostro occhio, generando ancora più spavento che quello della maschera: un bianco che non si accontenta di coprire la vita, ma, assai più malvagiamente, la lascia intravedere all'interno di sé, sovrastandola e contenendola senza alcuna pietà o restrizione. Tu sai che la bellezza c'è, ma essa non può uscire, non può gridare al mondo la sua grandiosa presenza, rinchiusa com'è tra quel bianco ubriacato di crudele insensatezza.
Il pensatore si trova di fronte un soffitto bianco come la neve, bianco come il piccolo, lucido riflesso che timidamente si affaccia dalla parte più interna del nostro occhio quando si fissa qualcosa di meraviglioso e straordinario, qualcosa che risveglia nel nostro animo quella bellezza assopita in mezzo al bianco-crudele, una bellezza che, magari, anche soltanto per la durata di un battito di ciglia, riesce ad abbracciare l'intero universo attraverso quel fantastico sfavillio che ha trasportato il pensatore nel suo attento viaggio.
Quella sera può essere colmata solamente da quel riflesso bianco. Il ragazzo sorride quando comprende il mistero: quello straordinario luccichio nell'iride è un colore tutto nuovo, che raccoglie amorevolmente tutti gli altri, e allo stesso tempo non ne raccoglie nessuno. Quel colore è ciò di cui è fatta la meraviglia. Quel colore è ciò di cui sono fatte le stelle.
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