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26 ottobre 2010

Zero assoluto

Sento freddo. Un gelo ripercorre le mie vene dall’alto in basso senza un ordine preciso. Non so da dove provenga, fuori c’è il sole anche se sta tramontando e i termosifoni sono accesi. Non è nemmeno quel freddo che ti coglie prima delle interrogazioni, quel brivido misto ad agitazione che non presagisce nulla di buono. No, non c’è nessuna interrogazione nel mio programma della serata, anzi non ho niente in programma. Il gelo è dovuto al vuoto. Non è nulla, è solo assenza di calore. Come la tristezza è assenza di felicità. E’ rincuorante pensare che non esistano la tristezza, la fame, la malattia, ma siano solo mancanze di qualcosa d’altro.

Ma fatto sta che è freddo: non sarà nulla, ma i brividi non finiscono lo stesso. Non so cosa fare e anche se lo sapessi non lo farei, questo gelo mi impedisce ogni mossa, ogni tentativo di riprendere un qualsiasi rapporto con realtà. Tutto si muove intorno a me, tutto va avanti con lo stesso vorticoso ritmo. Un ritmo che trascina ogni corpo nella sua morsa vertiginosa. Ogni corpo meno che me: non mi va di ballare, a volte credo di non esserne affatto capace. Sono fermo ad attendere qualcosa che non arriva. “Un treno che non passa” dice una canzone, “nell’ansia dell’attesa di un miracolo” ripete un’altra. Si può definire in tanti modi perché non è nulla, non c’è, per questo è vuoto. Per questo è freddo.

Persino scrivere diventa un peso, un battere obbligato su tasti senza colore. Vuoti anche loro. E non è un argine che impedisce una fluente esplosione di lettere: un argine viene sempre distrutto, non può mai sovrastare la forza del fiume. E’ il gelo che blocca tutte le parole impedendo che quel fiume possa mandare avanti la flebile speranza di una tremula gocciolina. Magari sotto la superficie l’acqua si muove, ma tutto appare fermo se visto dall’esterno, senza neanche un brivido di vento.

E’ come la paura. La paura non è semplice mancanza di sicurezza, è qualcosa di più. La paura del vuoto è tangibile, terribilmente fredda e tangibile; immobilizzante gelida  angoscia che blocca ad uno ad uno ogni tuo segno vitale, annullando la tua essenza. La paura del vuoto è nient’altro che vuoto allo stato puro. La temperatura è pari a 0, ma non quello del congelatore e nemmeno quello dello spazio: quelli sono infantili zero relativi. Il vuoto è l’unico 0 reale, lo zero assoluto. E io sento freddo, soffocato in questa ghiacciata morsa di assoluta paura.


Canzoni citate:

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